The road




REGIA: John Hillcoat

CAST: Viggo Mortensen, Charlize Theron, Robert Duvall, Guy Pierce, Kodi Smit-McPhee

ANNO: 2010

 

Un padre e un figlio vagano affamati e infreddoliti sulle strade dell’America settentrionale in un mondo ormai spopolato, con l’unico intento di sopravvivere e di raggiungere il Sud, sperando di trovare vita vicino al mare.

 

Un caso già prima della sua uscita effettiva, questo “The road”, non solo perché ispirato al romanzo dell’ormai acclamatissimo McCarthy, ma anche perché la nostra distribuzione non voleva acquistarlo considerandolo troppo triste e deprimente da proporre agli spettatori italiani. In effetti la pellicola è sia molto triste, che molto deprimente, ma al tempo stesso è anche un’opportunità per riflettere, perché ce n’è e ce ne sarà bisogno ancora, sullo stato della nostra civiltà, e soprattutto della nostra umanità. Il genere post-apocalittico poi si è sempre prestato a questo tipo di considerazioni, mescolando sapientemente la degradazione umana con quella ambientale, naturale e animale, mostrando degli scenari da “fine del mondo” che ben rappresentano la distruzione non solo materiale, ma anche metaforica, sociale, umana degli esseri viventi. “The road” però è un post-apocalittico un po’ anomalo, perché concettualmente si attiene al genere di appartenenza volendo mostrare proprio il disfacimento degli uomini e delle convenzioni da loro create e poi distrutte, ma formalmente e stilisticamente se ne allontana in maniera pesante. Se da un lato c’è da apprezzare il riuscire a sconvolgere lo spettatore senza far ricorso agli effetti speciali, al ritmo incalzante, alle venature horror, alla suspense, servendosi solo ed esclusivamente del concetto, appunto, che tutti i suddetti espedienti dovrebbero trasmettere e comunicare; dall’altro ci si rende conto che, sempre formalmente parlando, al di là della fotografia cupa e grigia che ben si confà a ciò che viene narrato e delle carrellate orizzontali che mostrano una desolazione perenne e irreversibile, non c’è molto per cui gridare al miracolo o comunque entusiasmarsi eccessivamente, tenendo conto anche del fatto che molto spesso si rischia di annoiarsi per la ripetitività e la ridondanza di alcune situazioni narrate.

Esulando dal giudizio puramente tecnico sulla qualità stilistica della pellicola, però, non si può negare che “The road” ci pone di fronte a molti quesiti di carattere sociale, politico e persino antropologico, oltre al fatto che ci tiene imprigionati in una stretta emotiva non indifferente, come in una sorta di sospensione che cattura la nostra totale attenzione, facendoci dimenticare di tutto il resto, almeno per la durata del film. Non è facile non lasciarsi trasportare dalle riflessioni su ciò che i due protagonisti stanno a rappresentare, oltre al contesto nel quale sono inseriti, ed è un’arma a doppio taglio il non rivelare cosa sia effettivamente successo per ridurre il mondo in questo stato. Il non sapere quale sia la causa naturale o meno del disfacimento della Terra contribuisce a rendere il tutto più misterioso e al tempo stesso ineluttabile, ma lascia spazio ad interpretazioni mistico-religiose che fanno pensare ad una sorta di punizione divina. Il carattere ambivalente dei due protagonisti, però, è il fulcro della pellicola dato che uno, l’uomo adulto e concreto, ha completamente perso la speranza nel genere umano e sta abbandonando quel “fuoco” che rendeva umano anche lui, lasciandosi ingabbiare dalla legge del più forte, della sopravvivenza; l’altro, il bambino figlio della “nuova era”, possiede ancora quel briciolo di speranza e di candore non solo nell’esistenza di un futuro migliore, ma soprattutto nella “bontà” del genere umano. L’uno, magistralmente interpretato da un Viggo Mortensen intenso e comunicativo, l’altro, impersonato dal commovente Kodi Smit-McPhee. Al centro dei ricordi e del dolore di entrambi una moglie-madre, la splendida Charlize Theron, vagheggiata e lontana. Ad arricchire le due facce della stessa medaglia, una serie di personaggi che si pongono ognuno al di là della barricata che separa la speranza dal pessimismo più assoluto. Ed ecco che i camei di Robert Duvall, irriconoscibilissimo nel ruolo di un anziano solitario, e di Guy Pierce nei panni di uno degli ultimi sopravvissuti con famiglia a seguito, assumono un significato particolare. Così come i ladri, predatori, cannibali da cui i due protagonisti scappano e si difendono nel corso della pellicola, che sono l’emblema dell’istintualità e del carattere naturalmente malvagio del genere umano. Se cadono tutte le convenzioni sociali (la famiglia, il lavoro, il commercio, ecc…), cadono anche le regole imposte del vivere civile e gli stessi sentimenti si spogliano della loro apparente genuinità finendo appunto tra le suddette convenzioni sociali (si mettono al mondo figli solo per poi potersene nutrire). Sembrerebbe una visione eccessivamente dura e  catastrofica del genere umano, ma per fortuna uno spiraglio di luce si apre sul primo piano del bambino fiducioso. E’ proprio la speranza, infatti,  il vero e proprio perno del film, quello che ci farà comprendere che solo una delle due visioni potrà avere la meglio (o quella del “padre” o quella del “figlio”), metaforicamente e letteralmente,  così come ci dimostra il potente ed emotivamente deflagrante fotogramma finale.

 

VOTO:

 

 

Pubblicato su www.livecity.it

 

8 commenti su “The road

  1. Il romanzo è straziante e bellissimo: l'ho letto in due giorni, consumandolo! Aspetto questo film con impazienza, ma da me non è ancora uscito, neanche a Genova!
    Spero di recuperarlo al più presto. La tua recensione comunque mi anticipa che questo film non potrà deludermi!
    Ciao, Ale

  2. Purtroppo non ho ancora letto il romanzo, ma sicuramente è una delle cose che farò prima o poi nella vita, ahah. Comunque secondo me il film va visto.

  3. Non a tutti i critici è piaciuto ma io l'ho trovato un bel film. Una sorpresa: si punta non sui consueti effetti speciali ma sul contenuto, particolarmente profondo. Da vedere.

  4. Mi esprimo.
    Il film lo vidi in Scozia e mi è moderatamente piaciuto.
    La bionda lì, come si chiama, Theron , non capisco che cazzo ci faceva nel film.
    Aragorn è bravo in questo film però non ho capito perché non usava la spada contro i cannibali
    ROBERT DUVALL! non lo avevo riconosciuto, confesso
    Il libro lo leggerò
    Game over
    Pierrot
    Ma lo hai capito che sono il tuo amichevole pierrot di quartiere vero?
    Così d'ora in poi non lo scrivo più Pierrot.. e tu sai che io sono io, ti mancava una voce autorevole in internet

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